Ho letto un post Instagram di “Baby George ti disprezza” sulla fashion blogger Chiara Ferragni. Il concetto, senza la solita ironia della pagina, era: “Forbes dice che è la fashion inluencer più importante del mondo, è bravissima, lo riconosce il mondo intero, voi invece rosicate.”
Restando testuali, c’era una frase che per quanto iperbolica mi ha colpito:
“Tutti vorremmo essere Chiara Ferragni. Ammetterlo non costa nulla e ci si guadagna in bile.”
Me lo sono chiesta: “Io vorrei essere Chiara Ferragni?” Risposta: “No.” Come me, sono certa, tantissime persone.
Sarà che siamo sempre i soliti radical chic, come maldestramente dicono alcuni. O forse sarà la vecchia storia: il mondo è vario e c’è chi non sogna di fare il fashion blogger, di sposare Fedez o di diventare milionari indossando vestiti di sponsor. Semplicemente non ci piace. Hai voglia a darci degli ipocriti… come se non si sapesse che noi radical chic più che vivere di Capalbio e caviale campiamo di stenti (e forse mica ci mancherebbero le capacità per fare meglio, eh :/ ).
Se anche ci affascinassero primariamente influenza, fama, guadagni direi che, a dover scegliere un modello di italiana nel mondo, alla Ferragni preferirei la Ferrante:
-
-
- la geniale Elena, nota scrittrice il cui anonimato ha destato le attenzione persino dei giornalisti di inchiesta, non sarà la influencer di moda più importante del mondo ma per Time è tra le 100 persone più influenti al mondo, vicino a Zuckerberg e Di Caprio;
- piace al pubblico tanto da aver venduto più di cinque milioni di copie nel mondo. E quindi è anche ricca grazie alle persone che amano leggere storie;
- piace alla critica, piace ai famosi (Clinton dice che la sua lettura è ipnotica, James Franco che è “amazing” e con i suoi libri tutti si fanno i selfie…) Piace persino a a Lee Pace, ovvero il mio attore preferito che di solito posta solo foto di girasoli e cani:
The Neapolitan Novels by Elena Ferrente are absolutely absorbing. I’m on the 4th book. #ImWithHer
— Lee Pace (@leepace) 13 settembre 2016
-
Ora, mettiamo da parte questi criteri e non tocchiamo i libri (che su una linea delle motivazioni sarebbero agli antipodi). Con la scelta di uno pseudonimo e misurando i suoi interventi ai limiti dell’invisibilità, la Ferrante ha messo la sua opera al centro. Nell’epoca in cui tutti vogliono essere qualcuno, lei ha deciso di essere Nessuno togliendo l’immagine e centellinando le parole fuori dalle sue pagine.
Già diventare ricchi e famosi scrivendo è cosa rara. Diventarlo in questo modo è miracoloso.
Per questi motivi direi che non è vero che “Tutti vorremmo essere Chiara Ferragni. Ammetterlo non costa nulla e ci si guadagna in bile.”
Mentre suggerirei che “Tutti dovremmo voler essere Elena Ferrante. Ammetterlo non costa nulla e ci si guadagna in immaginazione.”
Bravissima!
Grazie Michele! Mi fa piacere che tu abbia apprezzato 🙂
Senza il Tuo intervento non avrei neanche saputo che esistesse una Ferragni. Dimentichiamola. Della Ferrante invece avevo letto. E le Tue osservazioni me la rendono simpatica (simpatia che riflette sull’osservante) – bella l’ironia dell’allitterazione.
Hai ragione, ma la Ferragni fa comunque parte di quello che serve a comprendere i nostri tempi. Una volta conosciuta, si può scegliere di dimenticarla!
Il mondo sta diventando ogni volta più strano e ignorante.